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A Fruit Logistica la vetrina delle novità
Ben 81 novità provenienti da 14 Paesi, tra cui 38 prime mondiali, sono presenti nella collezione Spotlight di Fruit Logistica 2020, consultabile anche sul sito della Fiera.
Tante idee di packaging plastic free, ma anche nuove varietà e idee per la quarta gamma
La vetrina è dedicata alle prime mondiali, anteprime europee e ai debuttanti all’evento. Un facile accesso alle ultime tendenze, come prodotti e innovazioni. Tra le varie soluzioni ideate, molte guardano alla sostenibilità. Come la polacca Sofrupak, la britannica Keymac e la canadese CKF, che sveleranno le idee di packaging ecocompatibile. Il gruppo olandese VAM WaterTech esporrà, invece, una nuova soluzione per il riciclo dell’acqua. BASF Vegetable Seeds lancerà la piccola e pratica anguria Kisy, pronta da mangiare. Tra le aziende sementiere, occhi puntati sulle novità che verranno proposte da Top Seeds e Syngenta.
McGarlet presenta Biopac, il nuovo packaging ecosostenibile e completamente plastic free. Viene realizzato con cartone, che deriva dalla lavorazione di legname proveniente da foreste rinnovabili, biodegradabile e certificato FSC. Tra le altre italiane in vetrina, da segnalare L’insalata Dell’Orto, con il nuovo marchio Missalad; La Linea Verde, che ha sviluppato un nuovo design di imballaggio per le sue insalate; Zerbinati con nuove ricette e ingredienti innovativi.
L’impegno per l’ambiente protagonista della nuova edizione
Spotlight è un esempio dello spirito innovativo della Fiera. Come il premio annuale Fruit Logistica Innovation Award, le sessioni informative sul palco del Future Lab, lo Start-up Day.
L’attenzione di Fruit Logistica per la sostenibilità gioca un ruolo da protagonista per la nuova edizione. Come dimostra anche un importante studio sulle sfide affrontate dalle aziende del settore mondiale della frutta e verdura fresca, Do The Right Thing (Right). Il Trend Report 2020 sarà pubblicato in occasione di Fruitnet World of Fresh Ideas, l’evento ufficiale di apertura della Fiera, che si terrà il 4 febbraio.
Per saperne di più accedi da qui https://www.fruitlogistica.it/
Agricoltura italiana sicura e sostenibile, male la gestione di acqua e suolo
Italia agricola promossa su sicurezza alimentare, bio, riduzione sprechi e chimica ancora criticità su gestione acqua e erosione suolo
Roma, 22 gennaio 2020 – Da coimputato ad alleato verde. Alla vigilia del Green Deal europeo l’agricoltura italiana sfata molti luoghi comuni e si scopre in forte empatia con la rivoluzione sostenibile a emissioni zero voluta da Bruxelles. L’Italia è il Paese con i cibi più sani e sicuri del Vecchio continente, il più attento agli sprechi e alle emissioni di gas serra; uno Stivale che negli ultimi 10 anni ha diminuito l’utilizzo della chimica nei propri campi con punte del 50% in favore di un’agricoltura più biologica, la prima in Europa per seminativi e colture permanenti. Per contro, il primario italiano paga alcune lacune strutturali del Paese – come la carenza e la gestione di acqua in alcune zone del territorio, oltre all’erosione del suolo – e dovrà far valere la propria fungibilità per contribuire alla transizione sostenibile. Lo rivela il report presentato oggi a Roma dall’Osservatorio Fieragricola-Nomisma in occasione della presentazione della rassegna di riferimento per il settore, in programma a Veronafiere dal 29 gennaio al 1° febbraio prossimi. Per il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani: «Se il valore sociale delle nostre campagne in termini di approvvigionamento alimentare è storicamente assodato, lo stesso non si può dire per le potenzialità in chiave sostenibile. Il trust verde della nuova agricoltura rappresenta uno degli assi portanti in grado di contribuire in modo decisivo alla transizione verso le emissioni zero della rivoluzione economica che ci apprestiamo ad affrontare. Un passaggio epocale, nel quale Fieragricola sarà ancora una volta monitor e interprete».
FROM FARM TO FORK – IL CIBO VA A BRACCETTO CON L’AMBIENTE
È il nome della strategia che interessa il settore agroalimentare e che fa parte della comunicazione, licenziata lo scorso 11 dicembre, “Green Deal Europeo”. L’Ue pubblicherà gli asset strategici entro la prossima primavera, ma già dalla comunicazione si capisce dove il Green Deal vuole andare a parare (e in parte a finanziare), indicando tutta una serie di obiettivi ai quali l’agricoltura europea dovrà tendere nella logica di costruire un’economia circolare basata su un sistema alimentare sano, equo e rispettoso dell’ambiente.
SICUREZZA PRODOTTI, SPRECO, CHIMICA E BIO – ITALIA PARTE IN POLE
Lo studio realizzato dall’Osservatorio Fieragricola-Nomisma ha messo in luce come l’agricoltura italiana, in attesa del piano operativo sull’economia verde più importante della storia, sia già in vantaggio su uno dei paradigmi cardine: la salubrità e la sicurezza dei suoi alimenti, che presentano le percentuali più alte di prodotti che secondo i controlli dell’autorità per la sicurezza alimentare (Efsa) risultano essere assolutamente privi di residui, meglio di quanto possano vantare Francia, Spagna e Germania. Buone notizie anche sul fronte degli sprechi, con i rifiuti alimentari pro-capite (126 kg annui) del 16% inferiori alla media europea e in forte calo nell’ultimo decennio. Dalla tavola alla terra, secondo il report di Fieragricola-Nomisma, le virtù si sommano: lo Stivale detiene il record Ue di superficie e incidenza bio per seminativi e colture permanenti con 1,5 milioni di ettari, davanti a Francia, Spagna e Germania, mentre calano anche le emissioni di gas serra (-12,3% negli ultimi vent’anni secondo Eurostat), che incidono per il 7% sul totale delle emissioni contro il 10% della media europea. Ma la sensibilità green degli agricoltori e dei prodotti italiani è ancora più evidente alla prova di agrofarmaci e fertilizzanti. Infatti, secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), nell’ultimo decennio se ne è fatto sempre meno uso e spesso i consumi si sono dimezzati: è il caso degli insetticidi (da 1,2 kg di principi attivi ad ettaro a 0,6 kg), dei fungicidi (-30%), degli erbicidi (-20%), ma anche di azoto (-25%), anidride fosforica (-36%), ossido di potassio (-50%).
BIODIVERSITÀ E FORESTE DA PROTEGGERE. EMERGENZA ACQUA ED EROSIONE SUOLO
E proprio dalla tutela del territorio e delle sue risorse arrivano gli elementi su cui sarà fondamentale operare un salto di qualità. Se – per l’indagine Fieragricola Nomisma – sul fronte della tutela della biodiversità e delle aree boschive l’Italia è stabilmente nella top 5 dei Paesi Ue, è invece più problematica la gestione del fattore acqua, con il Belpaese fanalino di coda nel rapporto prelievi/risorse idriche, dove l’agricoltura incide per la metà del proprio utilizzo complessivo. Un problema strutturale da mitigare attraverso sistemi intelligenti di gestione – come l’irrigazione di precisione – al pari dei consumi di energia da fonti rinnovabili che nel primario rappresenta solo il 2% dei consumi totali. Gravosi infine, e sempre più nemici della preservazione del territorio e dell’ambiente, i fenomeni di consumo del suolo, cresciuti del 50% solo negli ultimi 30 anni, così come l’erosione da acqua che vede il nostro Paese in cima alla classifica europea per i danni inferti al territorio da tali eventi metereologici. In media in Italia si verifica un’erosione di quasi 9 tonnellate di suolo per ettaro all’anno, contro i 4 della Spagna e i 2 della Francia.
SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE MA NON ECONOMICA
«È evidente – ha detto il responsabile agroalimentare di Nomisma e curatore dello studio, Denis Pantini – come dallo studio emergano gli enormi sforzi fatti negli anni dagli agricoltori italiani per rendere la propria attività più rispettosa dell’ambiente e come il loro operato sia fondamentale per la tutela dei nostri territori, soprattutto a fronte delle calamità prodotte dai cambiamenti climatici. Una sostenibilità ambientale che però non può essere scollegata da quella economica, senza la quale l’attività agricola stessa non può esistere. E da questo lato, purtroppo, negli ultimi cinque anni i redditi delle imprese agricole italiane non si sono mossi, a fronte invece di quelli degli agricoltori spagnoli e francesi».
Sul piano economico complessivo, l’Italia è in testa nel panorama produttivo europeo come valore aggiunto (32,2 miliardi di euro, media ultimo biennio), al secondo posto dietro la Francia (76,3 miliardi di euro) per valore della produzione (56,7 miliardi di euro, media biennio), mentre è più indietro (4ª) nell’export, a 7,6 miliardi di euro. Critica invece la situazione relativa al reddito delle imprese, segnalato nell’ultimo quinquennio in calo nel Belpaese dell’1% a fronte di una media Ue a +6%, con Spagna e Francia a +11%.
Dieci padiglioni, 900 espositori italiani ed esteri, 130 mila operatori attesi e un calendario di 130 eventi tra convegni, workshop e prove dinamiche. Questi i numeri della 114ª edizione di Fieragricola (29 gennaio-1 febbraio 2020), storica rassegna internazionale di Veronafiere, che a 122 anni dalla nascita si conferma termometro del settore primario e punta sul connubio tra specializzazione e nuove tecnologie. Tra i temi cardine, innovazione, sostenibilità ed economia circolare; dall’agricoltura 4.0 alla meccanica e attrezzature agricole di ultima generazione fino ai sistemi più avanzati per viticoltura, frutticoltura, colture specializzate e zootecnia per affrontare le sfide del Green Deal europeo. Attese, al convegno inaugurale dedicato all’agribusiness di Ue e Italia in Africa, la ministra alle Politiche agricole, Teresa Bellanova, e la ministra dell’Agricoltura della Croazia, Marija Vučković.
Fonte: ufficio stampa Veronafiere
Fieragricola 2020, i numeri della kermesse
Fieragricola 2020 occuperà dieci padiglioni dell’expo scaligera. Di questi: 5 dedicati alla meccanica, 2 alle colture specializzate in vigneto e frutteto, 3 alla zootecnica; 900 espositori (+8,2% sull’edizione 2018); una superficie netta di 67.600 metri quadrati (+18,7%); due aree demo esterne di 9.500 metri quadrati allestite per gli «special show»; 800 capi di bestiame in esposizione (+14,3%); 130 mila operatori attesi; oltre 130 convegni, workshop e prove dinamiche in quattro giorni, per un evento che punta su innovazione, sostenibilità ed economia circolare.
Consorzio di Pachino IGP: gli obiettivi per il 2020
Risparmio energetico, totale tracciabilità e rintracciabilità anche tramite l’utilizzo di Blockchain, sostenibilità e salubrità, insieme a produzione integrata: sono queste le linee guida che il Consorzio pomodoro di Pachino IGP intende seguire e, dopo gli ottimi risultati raggiunti nel 2019, sempre più approfondire anche nel 2020. Si tratta di obiettivi messi in evidenza nell’ambito quarta edizione dell’IGP Day, appuntamento annuale organizzato nei giorni scorsi dal Consorzio con i suoi soci produttori a Portopalo.
A breve sarà formalizzato un protocollo d’intesa per realizzare il progetto di una serra vetrina in cui verrà svolta attività formativa sulle tecniche di produzione completamente sostenibile del pomodoro. Perché la formazione è uno dei punti su cui il Consorzio vuole insistere, dando una svolta sociale e di educazione, oltre che di consapevolezza, alle nuove generazioni di giovani imprenditori agricoli. La serra vetrina verrà realizzata nell’ambito di un progetto che vede coinvolti, tra gli altri, enti e istituzioni come il dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania, l’Ispettorato dell’Agricoltura di Siracusa, l’Istituto superiore Agrario-Alberghiero Paolo Calleri di Pachino e il Servizio Fitosanitario della Regione Sicilia.
Sostenibilità ambientale, così come risparmio e basso input energetico, sono altri due obiettivi perseguiti dal Consorzio di Pachino a livello di comunicazione. I pomodori prodotti nell’areale, grazie a un micro clima unico al mondo in cui la luce raggiunge i livelli d’intensità e durata più alti d’Europa e la temperatura difficilmente scende sotto i 5°C, sono coltivati in serre fredde – ovvero le tipiche serre mediterranee dove il riscaldamento avviene solo attraverso l’effetto serra determinato dal materiale di copertura – senza emissione di CO2.
http://www.igppachino.it/
Conserve Italia punta sull’agricoltura di precisione
Bologna, 10 gennaio 2020 – Sostenibilità economica e sostenibilità ambientale rappresentano un connubio indissolubile per Conserve Italia e possono essere ottenute puntando sull’agricoltura di
precisione. Lo dimostra il progetto triennale di innovazione agronomica dal titolo “Agricoltura di precisione sulle colture orticole industriali per migliorare la gestione delle risorse idriche, dei
fertilizzanti e dei pesticidi” * che il Consorzio cooperativo dei marchi Valfrutta, Yoga, Cirio, Derby Bue e Jolly Colombani ha concluso nel corso del 2019 dopo aver sperimentato nuovi strumenti da mettere a disposizione degli agricoltori, come sistemi di allerta personalizzati per i trattamenti fungicidi e l’applicazione per smartphone che informa in maniera dettagliata sullo stato nutrizionale delle piante.
I risultati di queste attività, svolte nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale della Regione Emilia-Romagna in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, l’Università di Genova e il C.I.C.A. di Bologna, sono stati presentati questa mattina nel corso di un convegno tenutosi nella sede aziendale di San Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna.
“Ridurre l’impatto dell’agricoltura sull’ambiente è un impegno che portiamo avanti da anni, promuovendo coltivazioni sempre più sostenibili a partire da un minore consumo idrico e da una razionalizzazione del ricorso ai fitofarmaci – ha dichiarato il presidente di Conserve Italia, Maurizio Gardini -. Siamo una grande cooperativa che riunisce migliaia di agricoltori, la nostra filiera integrata parte dal seme, passa dal campo e dopo la trasformazione industriale arriva fino alla commercializzazione; siamo quindi in grado di controllare l’intero processo produttivo”.
“Con questo progetto sull’agricoltura di precisione – continua Gardini – abbiamo testato l’utilità di alcuni strumenti da mettere a disposizione dei nostri agricoltori per ottenere dalle piante il massimo delle loro potenzialità, contribuendo da un lato ad aumentare la redditività delle aziende agricole, dall’altro a razionalizzare l’utilizzo di acqua, fertilizzanti e pesticidi così da ridurre l’impatto sull’ambiente. I risultati ci dicono che applicando le tecniche sperimentate sarà possibile, ad esempio, diminuire fino al 7% il consumo idrico per colture orticole come
pomodoro da industria, pisello, mais dolce e borlotto”.
Il progetto triennale, co-finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, ha coinvolto tre aziende agricole associate a Conserve Italia presenti nelle province di Ferrara e Piacenza. “Grazie alle sperimentazioni svolte – aggiunge il direttore generale di Conserve Italia, Pier Paolo Rosetti – abbiamo verificato l’importanza di nuovi strumenti per rendere più efficienti i trattamenti fungicidi, razionalizzare le concimazioni, ridurre l’impiego di acqua e conoscere nel dettaglio le strategie di adattamento delle piante ai cambiamenti climatici così da sviluppare varietà più adatte per le condizioni che si verificheranno nei prossimi decenni. I sistemi di allerta per i trattamenti fungicidi e la app per smartphone che informa nel dettaglio sullo stato nutrizionale delle piante, permettendo così di definire le dosi ottimali di concime, sono i primi dispositivi sperimentati e che vogliamo mettere a disposizione dei nostri agricoltori per gestire i 12.000 ettari di orticole di Conserve Italia”.
“La qualità e la sostenibilità dei nostri prodotti – conclude Rosetti -, dai succhi di frutta alle conserve rosse fino ai vegetali, deriva innanzitutto dal lavoro nei campi svolto dai soci produttori
coadiuvati dai tecnici di Conserve Italia e delle cooperative di primo grado. Vogliamo offrire tutto il nostro sostegno per accompagnare le aziende associate verso l’agricoltura del futuro”.
Per rendere più efficaci ed efficienti i trattamenti fungicidi, sono stati sperimentati sistemi di allerta in particolare per la peronospora del pisello e del pomodoro, l’antracnosi del fagiolo e l’alternariosi del pomodoro. Grazie a bollettini resi disponibili ogni giorno per ogni patogeno, questi sistemi di allerta hanno consentito agli agricoltori di eseguire trattamenti solo nel caso
fosse previsto un rischio di infezione medio o alto, evitando così i trattamenti a calendario. La possibilità di distribuire prodotti fungicidi solo quando realmente necessario ha garantito così agli
agricoltori di risparmiare tempo e risorse e di diminuire l’impatto ambientale dei sistemi colturali, grazie all’impiego di quantitativi minori di prodotti fitosanitari.
È stata invece sviluppata una applicazione per quantificare lo stato nutrizionale delle colture, permettendo al coltivatore di utilizzare il proprio smartphone per capire se la coltura di interesse si trovi in condizioni di marcato stress, leggero stress, leggero consumo di lusso o marcato consumo di lusso. Queste informazioni hanno consentito all’agricoltore di dosare correttamente il
quantitativo di azoto da distribuire, evitando sia perdite produttive dovute a insufficiente disponibilità di nutrienti che problemi dovuti ad eventuale sovradosaggio (per via dell’aumentata
suscettibilità ad allettamento o ad infezioni da parte di patogeni fungini). Si è al contempo limitato al minimo il rischio di sovradosaggi – frequenti nel caso di concimazioni azotate di copertura – che porta a perdite di azoto nell’ambiente. La app è da qualche mese disponibile per mais e recentemente è stata estesa anche al pomodoro da industria. *Iniziativa realizzata nell’ambito del Programma regionale di sviluppo rurale 2014-2020 della Regione Emilia-Romagna – Tipo di operazione 16.1.01 – Gruppi operativi del parternariato europeo per l’innovazione: “produttività e sostenibilità dell’agricoltura” – Focus Area 4B – Progetto AGRICOLTURA DI PRECISIONE SULLE COLTURE ORTICOLE INDUSTRIALI PER MIGLIORARE LA GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE, DEI FERTILIZZANTI E DEI PESTICIDI.
UFFICIO STAMPA CONSERVE ITALIA
Giovanni Bucchi
giovanni.bucchi@conserveitalia.it
051.6228554 – 348.8995192
Arrivano sulle tavole le prime clementine sostenibili
Vodafone al fianco delle cooperative per un’agricoltura 4.0
Made in Nature: il bio italiano punta su differenziazione ed identità
Il progetto Made in Nature, finanziato da Unione Europea e dai principali produttori di biologico in Italia come Brio, Canova, Conserve Italia, Lagnasco RK Growers, VeryBio coordinati da CSO Italy, ha organizzato a Bologna un incontro con i media per sintetizzare l’andamento di una annata che ha visto soprattutto penalizzate le quantità disponibili a causa di problemi climatici che hanno determinato una perdita di produzione superiore al 30% su base annua.
Il problema del clima per il biologico è importante e va certamente a ridimensionare il potenziale produttivo vegetale ma va anche detto che il biologico, secondo studi recenti, è un modello che limita le emissioni di gas serra e favorisce la fissazione del carbonio nel terreno quindi è da considerare un potenziale strumento per ridurre il riscaldamento globale.
Sul fronte dei produttori comunque si sono rilevati problemi produttivi anche per le produzioni autunnali biologiche come pere, mele e uva anche se fortunatamente la qualità dell’offerta italiana è straordinaria e la domanda vivace.
A livello distributivo il biologico si sta sempre più concentrando sulla GDO, un fenomeno in atto vistosamente in Italia negli ultimi anni ma anche in altri paesi Europei come Germania e Francia che sono i due paesi target del progetto Made in Nature insieme all’Italia.
La Francia, importante paese di sbocco del biologico italiano, sta investendo massicciamente sulla sostenibilità ambientale e quindi sul bio e i consumatori sono particolarmente sensibili ai temi ambientali come dimostra la ricerca pubblicata il 12 novembre su statista.com nella quale si evidenzia che il 32% dei francesi dichiara di acquistare regolarmente biologico e il 52 % saltuariamente. Percentuali importanti di attenzione sul prodotto. In tale contesto l’offerta italiana deve essere identificabile e di qualità percepita elevata per penetrare un mercato sempre più affollato.
Anche per la Germania il tema chiave è l’identità del prodotto italiano che deve differenziarsi e caratterizzarsi in un mercato estremamente recettivo per il biologico ma certamente molto esigente sia in termini di qualità che di prezzo.
Negli ultimi dieci anni il mercato del biologico in Germania è passato da 5,8 miliardi di euro del 2008 ai 10,9 miliardi di euro del 2018 e con la crescita costante dell’attenzione dei consumatori verso stili di vita salutistici e consapevolezza sulle modalità di produzione del cibo, certamente le previsioni future sono di crescita.
Tutti gli indicatori sono positivi per il biologico a livello globale e da questo successo si deve riuscire a creare diversità legata al Made in Italy.
L’Italia, va ricordato, è stata primo produttore di biologico al mondo fino a pochi anni fa. È stata anticipatrice di questo trend produttivo e detiene la cultura di prodotto più profonda d’Europa.
Una produzione che viene dal basso, dalle specifiche caratteristiche delle aziende bio nazionali. Piccole realtà produttive spesso a gestione famigliare condotte da giovani imprenditori molto attenti all’ambiente e alla sostenibilità.
La realtà produttiva agricola italiana è unica e rispecchia un modello qualificato di offerta spesso aggregata in organizzazioni evolute ma sempre vicina alla terra e ai suoi produttori.
Fonte: CSO Italy Centro Servizi Ortofrutticoli
Innovarurale, peschicoltura a basso impatto ambientale
Introduzione di nuove tecniche a basso impatto ambientale per la valorizzazione della peschicoltura nelle Marche
Pubblicata nella banca dati la scheda del Gruppo Operativo VPM – Introduzione di nuove tecniche a basso impatto ambientale per la valorizzazione della peschicoltura nelle Marche. Il principale obiettivo è…
Link al contenuto: https://www.innovarurale.it/it/node/7553
Origine, Tracciabilità e Sicurezza per la sostenibilità dei Sistemi Agroalimentari
Il prossimo 10 Dicembre si terrà presso l’Accademia dei Georgofili di Firenze il Convegno dal titolo: Origine, Tracciabilità e Sicurezza per la Sostenibilità dei Sistemi Agroalimentari. Dalla produzioni tipiche italiane alle commodities: l’esigenza di garantire origine, tracciabilità e sicurezza delle produzioni agroalimentari.
Il convegno è organizzato dall’ENEA Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali – Divisione Biotecnologie e Agroindustria e promosso dall’Infrastruttura di ricerca METROFOOD-RI “Infrastructure for promoting metrology in food and nutrition”, l’infrastruttura di ricerca ESFRI a coordinamento ENEA, nel domino Health & Food, nata per supportare la ricerca e sviluppare sinergie e soluzioni concrete nel campo della qualità, della sicurezza e dell’autenticità degli alimenti.
Il Programma in allegato.
La partecipazione è riservata a coloro che si saranno registrati entro giovedì 5 dicembre 2019 a: adesioni@georgofili.it – Le iscrizioni saranno accolte compatibilmente con la capienza della sala (100 posti). Sito web Accademia dei Georgofili www.georgofili.it.