Sezione Innovazione e Ecoinnovazione

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Smart Agrifood: boom dell’agricoltura 4.0

Il digitale entra nella filiera agroalimentare

Boom dell’Agricoltura 4.0: 400 milioni nel 2018, +270%

Il mercato italiano dell’Agricoltura 4.0 nel 2018 vale fra 370 e 430 milioni di euro, il 5% di quello globale e il 18% di quello europeo; oltre 300 soluzioni già sul mercato, impiegate dal 55% delle aziende agricole intervistate. L’età e il titolo di studio non influiscono significativamente sull’adozione di soluzioni 4.0

Il digitale innova anche tracciabilità e qualità alimentare: 133 soluzioni già disponibili, il 38% delle aziende ha migliorato l’efficacia del processo, il 32% l’efficienza

Sono 500 le startup nel mondo, per 2,9 miliardi di dollari di finanziamenti raccolti solo negli ultimi 2 anni, attive soprattutto in ambito eCommerce (65%) e Agricoltura 4.0 (24%). L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di startup ma con il finanziamento medio più basso.

 

Brescia, 12 febbraio 2019 – L’innovazione digitale entra nella filiera agrifood con soluzioni che aumentano la competitività dell’intero settore e migliorano qualità e tracciabilità del Made in Italy alimentare. Sono già 133 le soluzioni tecnologiche per la tracciabilità presenti sul mercato italiano e il 44% delle imprese che le hanno adottate ha migliorato efficienza ed efficacia, riducendo tempi e costi. Ma è l’Agricoltura 4.0 – l’utilizzo di diverse tecnologie interconnesse per migliorare resa e sostenibilità delle coltivazioni, qualità produttiva e di trasformazione, nonché condizioni di lavoro – l’ambito di maggior fermento, con oltre 300 soluzioni 4.0 già disponibili, orientate soprattutto all’agricoltura di precisione e in misura minore all’agricoltura interconnessa (il cosiddetto internet of farming), impiegate dal 55% di 766 imprese agricole intervistate nella ricerca, con l’età e il titolo di studio che non influiscono significativamente sull’adozione di soluzioni 4.0. La crescente offerta tecnologica spinge un mercato in rapida espansione, che nel 2018 raggiunge un valore compreso tra i 370 e i 430 milioni di euro (+270% in un solo anno), pari a circa il 5% di quello globale e il 18% di quello europeo, generato da oltre 110 aziende fornitrici fra player affermati e startup.

In questo contesto favorevole, anche le startup che propongono soluzioni digitali al settore agricolo e agroalimentare proseguono nella loro spinta innovativa: sono 500 le startup nel mondo, per un totale di 2,9 miliardi di dollari di investimenti raccolti, attive soprattutto in ambito eCommerce (65%) e Agricoltura 4.0 (24%). L’Italia si colloca davanti a tutti gli altri paesi Europei per numerosità, ma con appena 25,3 milioni di euro di finanziamenti (pari all’1% del finanziamento complessivo) appare ancora marginale per capacità di raccogliere capitali.

La Ricerca dell’Osservatorio Smart Agrifood

Sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milanoe del Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia, presentata questa mattina al convegno “Il digitale scende in campo, ma la partita è di filiera!” presso l’Università degli Studi di Brescia. “L’innovazione digitale è una leva strategica per il settore agroalimentare italiano, in grado di garantire maggiore competitività a tutta la filiera, dalla produzione in campo alla distribuzione alimentare, passando per la trasformazione – dice Filippo Renga, Direttore dell’Osservatorio Smart AgriFood -. Il successo delle imprese agricole passa sempre di più dalla capacità di raccogliere e valorizzare la grande mole di dati che si genereranno, soprattutto per ottenere il controllo dei costi e l’aumento della qualità della produzione. Va evidenziato comunque che tra gli attori del settore emerge ancora poca chiarezza su come sfruttare queste opportunità; un segnale che serve investire nella creazione di sane competenze, al di là delle mode”.

“Anche nel settore agroalimentare cominciano a emergere chiaramente le opportunità generate da una valorizzazione strategica dei dati – rileva Andrea Bacchetti, Direttore dell’Osservatorio Smart Agrifood -. Il 71% delle soluzioni di Agricoltura 4.0 oggi è in grado di supportare le decisioni facendo leva sui dati anche con sistemi di analytics avanzati e quasi metà degli agricoltori intervistati, il 45%, è cosciente della rilevanza dei dati, ma non gli è ancora chiaro come valorizzarli. Una corretta gestione dei dati in digitale, inoltre, è cruciale per la tracciabilità, su cui siamo ancora agli inizi, mentre è già un chiaro fattore di sviluppo per le startup, che li sfruttano nell’85% dei casi analizzati”.

Agricoltura 4.0: mercato e soluzioni

Il mercato globale dell’Agricoltura 4.0 vale 7 miliardi di dollari (il doppio rispetto allo scorso anno), di cui il 30% generato in Europa. La crescita è ancora più rapida in Italia, dove il mercato ha un valore compreso tra i 370 e i 430 milioni di euro (+270%), che per circa l’80% è generato da offerte innovative di attori già affermati nel settore (ad esempio i fornitori di macchine e attrezzature agricole) e per circa il 20% da soluzioni di attori emergenti (soprattutto startup), che propongono sistemi digitali innovativi e servizi di consulenza tecnologica.

L’Osservatorio ha mappato 110 imprese del comparto (74% brand affermati e 26% startup) che offrono oltre 300 soluzioni tecnologiche di Agricoltura 4.0, con ruoli e posizionamento molto diversi lungo la filiera. Il 49% delle aziende sono fornitrici di soluzioni avanzate come Internet of Things(IoT), robotica e droni, il 22% di soluzioni di data analysis, il 16% di macchine e attrezzature per il campo, il 7% produce componentistica e strumenti elettronici, mentre nel 3% dei casi sono realtà produttive in ambito agricolo. Le soluzioni più frequenti sono i sistemi utilizzabili trasversalmente in più settori agricoli (53%), seguite da quelle rivolte al comparto cerealicolo (24%), ortofrutticolo (24%) e vitivinicolo (16%). Cresce, anche se molto lentamente, l’attenzione per l’internet of farming, abilitato dal 14% delle soluzioni offerte: quasi l’80% delle soluzioni è applicabile in fase di coltivazione, il 13% supporta la fase di pianificazione, il 4% il monitoraggio degli stock e il 3% la logistica aziendale.

Da un’indagine condotta dall’Osservatorio su 1.467 aziende agricole emerge come le imprese italiane siano sempre più consapevoli delle opportunità offerte dal paradigma 4.0 (85% delle 766 rispondenti) e utilizzino sempre più frequentemente soluzioni orientate all’Agricoltura 4.0 (55%). Il controllo dei costi di produzione e l’aumento della produzione sono le esigenze più urgenti per le imprese, mentre i fabbisogni legati all’acquisizione, elaborazione e interpretazione dei dati sono considerati importanti ma non ancora prioritari. Il 55% delle aziende dichiara di utilizzare macchinari o tecnologie avanzate per la pianificazione delle colture, la semina, la coltivazione, il raccolto, e fra questi il 45% lo fa da più di cinque anni. Il 30% degli imprenditori ha meno di 40 anni e un terzo è laureato, ma l’età e il titolo di studio non influiscono significativamente sull’adozione di soluzioni 4.0, al contrario, invece, della dimensione dei terreni e dei settori di riferimento. Sotto i 10 ettari solo il 25% delle aziende adotta soluzioni 4.0, contro il 65% di quelle sopra i 100 ettari.

Il digitale al servizio della tracciabilità alimentare

Le tecnologie digitali hanno un grande impatto sull’efficienza e l’efficacia dei processi di tracciabilità alimentare. Il 30% delle imprese che adottano soluzioni digitali di tracciabilità rileva una riduzione degli errori di inserimento dei dati e del rischio di manomissione, il 27% nota una diminuzione dei costi richiesti all’attivazione delle procedure di rintracciabilità e il 21% un risparmio di tempo per la raccolta dei dati. Anche i processi e le relazioni nella supply chain beneficiano di queste soluzioni, soprattutto per quanto riguarda i costi di gestione delle scorte (15%), la riduzione degli sprechi alimentari (14%) e il consolidamento dei rapporti di filiera (13%). Il 13% delle aziende ha anche riscontrato un aumento delle vendite, mentre il 14% evidenzia la necessità di puntare su soluzioni per migliorare i processi di certificazione.

Le 133 soluzioni tecnologiche per la tracciabilità alimentare disponibili sul mercato italiano intervengono nei processi di identificazione univoca, acquisizione del dato, registrazione, analisi, integrazione e trasmissione. Il 59% di queste soluzioni sono ancora “tradizionali” (trasformano il dato in digitale richiedendo un importante contributo umano) e le più diffuse sono piattaforme software per registrazione, integrazione ed elaborazione del dato (62%), seguite da soluzioni che combinano strumenti hardware e software (30%) e da strumenti hardware come sensori IoT e lettori codici a barre (8%). Fra quelle più avanzate (42%), invece, le più utilizzate sono RFID (Radio-Frequency Identification, 20%), Cloud (19%), i Big Data Analytics (14%) e i sensori IoT  (10%).

La Blockchain nell’agroalimentare

Cresce l’interesse per l’applicazione delle tecnologie Blockchain e Distributed Ledger nella filiera alimentare: sono 42 i progetti internazionali e italiani mappati dal 2016 al 2018, più che raddoppiati nell’ultimo anno. Si tratta di iniziative che, nel 24% dei casi, trovano applicazione in diversi ambiti, nel 21% sono dedicate alla filiera della carne, nel 17% all’ortofrutta e nel 10% al cerealicolo. Nel 50% dei casi è stato riscontrato un forte ruolo guida da parte degli attori della distribuzione e della trasformazione.

Le startup del mondo Smart Agrifood

Sono 500 le startup internazionali finanziate che offrono soluzioni digitali al settore agricolo e agroalimentare censite dall’Osservatorio, fondate a partire dal 2012, per un totale di 2,9 miliardi di dollari di investimenti raccolti. Gli Stati Uniti si confermano l’area con la maggior densità di startup (37%) e di finanziamenti alle nuove imprese (41%), seguiti dall’Europa (30% delle startup e 35% dei finanziamenti) e dall’Asia (20% delle startup e 20% degli investimenti). Dopo gli Stati Uniti, i singoli paesi più virtuosi per capacità di convogliare finanziamenti sulle nuove imprese sono Regno Unito (19%), Germania (12%), Cina (8%) e Israele (2%). L’Italia è il paese europeo con il maggior numero di startup, ma incide soltanto per l’1% sul totale dei finanziamenti ricevuti dalle nuove imprese, con solo 25,3 milioni di euro.

Le startup internazionali si dividono tra fornitori di tecnologia (31%) e di servizi (16%), retailer (34%) e fornitori di servizi nel settore della ristorazione (19%). Oltre metà delle startup (55%) si rivolge a clienti privati, solo il 5% opera in un mercato di nicchia; l’8% vende i propri servizi sia ai consumatori sia alle aziende, offrendo servizi per la disintermediazione della filiera e vetrine per produttori o retailer, mentre il 37% propone servizi o prodotti tecnologici solo alle imprese, servendo in particolare le aziende agricole o zootecniche (68%) e le industrie di trasformazione (10%).

L’eCommerce è il principale ambito di interesse per le startup, con il 65% delle nuove imprese internazionali attive e un’incidenza sui finanziamenti pari all’84% del totale. La maggior parte delle startup eCommerce offre soluzioni B2c per l’acquisito di prodotti agroalimentari (eCommerce Food, 57%), con modelli di business innovativi che puntano a far incontrare produttori agricoli e consumatori finali. Seguono le startup Food Delivery, piattaforme che mettono a confronto le offerte e consentono di ordinare piatti (36%) e gli Aggregatori,piattaforme mirate a favorire lo scambio di informazioni, prodotti e attrezzature agricole (7%). Quasi un quarto delle startup, invece, opera nell’ambito Agricoltura 4.0 (24% delle startup e 11% dei finanziamenti complessivi), in cui emergono soprattutto le soluzioni digitali per il monitoraggio da remoto di terreni e coltivazioni (69%), seguite da servizi di analisi e integrazione dei dati per supportare gli agricoltori nel processo decisionale (27%) e da strumenti di mappatura di terreni e coltivazioni a partire dai dati sulla resa delle colture o da immagini ricavate da droni (24%). Più marginali le startup che offrono soluzioni per migliorare la qualità alimentare (8%) e la sostenibilità (4%) e quelle in ambito zootecnia di precisione (3%).

Tra le tecnologie più rilevanti per l’innovazione del settore agricolo emergono i dati: li usa il 94% delle startup operanti nell’Agricoltura 4.0 e il 56% impiega tecnologie IoT per raccogliere e trasmettere dati in tempo reale sulle condizioni ambientali e per monitorare le attività delle macchine. Seguono i droni (24%) e i robot per le attività in campo (3%). I dati sono preziosi anche per la qualità alimentare: ne fa uso il 78% delle startup operanti in questo ambito, mentre il 75% sfrutta l’IoT.

*L’edizione 2018-2019 dell’Osservatorio Smart Agrifood è realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Brescia e con il supporto di A2A Smart City, Almaviva, Dafne, CRIT, Enapra-Confagricoltura, Generali, Image Line, Intesa Sanpaolo, Ismea, SDF, Unitec, AMA, BASF, CNH Industrial, Reply, GS1 Italy, SIA, TrackyFood, Systematica Tec, Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona e Zoogamma S.p.A.

Fonte: Ufficio stampa Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano

 

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ENEA, biopellicole intelligenti dagli alimenti

Realizzate dall’Enea, le “plastiche verdi”, ricavate dalla trasformazione degli zuccheri contenuti nel mais e nelle barbabietole, possono essere utilizzate per packaging alimentare

Biopellicole intelligenti che cambiano colore in caso di deterioramento del cibo o che ne prolungano la scadenza; materiali compositi 100% biodegradabili e compostabili. Sono le nuove “plastiche verdi” sviluppate dai ricercatori del Centro Ricerche Enea di Brindisi per possibili applicazioni nel packaging alimentare, nell’arredamento e nei rivestimenti interni dei mezzi di trasporto. Le bioplastiche sono ricavate dalla trasformazione degli zuccheri contenuti nel mais e nelle barbabietole. Mentre i biocompositi sono stati ottenuti aggiungendo alla bioplastica additivi provenienti dagli scarti di lavorazione dei settori agroalimentari tipici del territorio.

Le biopellicole sono antimicrobiche

Grazie all’aggiunta di olio di cardanolo (derivato dall’anacardo) e di una molecola come la porfirina, queste bioplastiche presentano spiccate proprietà antiossidanti e antifungine, molto utili nel packaging alimentare, oltre ad essere in grado di “segnalare” il deterioramento del prodotto alimentare che avvolgono. Come? Reagendo attivamente con l’atmosfera interna della confezione cambiano colore a seconda dell’ambiente acido-base con cui vengono a contatto, diventando così indicatori dello stato di conservazione del prodotto. Inoltre, utilizzando ossido di zinco e alluminio, sono state sviluppate biopellicole dalle proprietà antimicrobiche particolarmente adatte per prolungare la scadenza dei prodotti, in linea con gli obiettivi di riduzione degli sprechi alimentari dell’Agenda Onu 2030.

I nuovi materiali verdi da scarti della filiera agroalimentare

I nuovi materiali verdi in biocomposito sono stati sviluppati aggiungendo alla bioplastica fibre o additivi di origine naturale derivati da scarti della filiera agroalimentare (lino, canapa, scarti di vegetazione olearia e di lavorazione del caffè). Sono dotati di proprietà meccaniche e di resistenza al fuoco, utili per applicazioni nel packaging agroalimentare. In particolare i manufatti realizzati in bioplastica e nocciolino (scarti di lavorazione del settore oleario) hanno dimostrato una maggiore resistenza al fuoco rispetto alla matrice in bioplastica pura.

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Credito di imposta 2020: accesso esteso a tutte le aziende agricole

Da quest’anno investire in macchine innovative, software e beni strumentali conviene di più. Il credito d’imposta è infatti ora compatibile con molte altre agevolazioni come i contributi Ocm, Por e Psr.

Nel 2020 chi investe in beni strumentali nuovi può beneficiare di un credito di imposta commisurato al costo dell’investimento effettuato. Si tratta di un’interessante occasione tanto più che il credito d’imposta è cumulabile con altre agevolazioni che abbiano a oggetto i medesimi costi, a condizione che tale cumulo non porti al superamento del costo sostenuto.

Fino allo scorso anno, chi acquistava beni strumentali poteva fruire di due tipi di benefici, a seconda della tipologia del bene, ovvero super e iper ammortamento. Entrambi consistevano in una maggiorazione del costo di acquisto ai fini della determinazione della quota di ammortamento deducibile e, pertanto, avevano come diretto vantaggio quello di far pagare meno imposte per effetto della riduzione della base imponibile determinata proprio dall’incremento del costo dei beni.

Questa agevolazione era riservata ai titolari di reddito d’impresa; ne conseguiva la diretta esclusione degli agricoltori che dichiarano il reddito agrario ma anche di tutti coloro che, pur dichiarando reddito di impresa adottano modalità di determinazione forfetaria del reddito che non ammette deduzione dei costi.

Il credito di imposta, invece, non è per sua natura legato al risultato di esercizio e può essere utilizzato per la compensazione orizzontale, a nulla rilevando il tipo di regime fiscale adottato.

Ambito soggettivo

Possono fruire di questo nuovo credito di imposta tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato, indipendentemente dalla forma giuridica, dal settore economico di appartenenza, dalla dimensione e dal regime fiscale di determinazione del reddito. Restano, invece, escluse le imprese in stato di liquidazione volontaria, fallimento, liquidazione coatta amministrativa, concordato preventivo senza continuità aziendale o altra procedura concorsuale. La fruizione del beneficio è subordinata al rispetto delle normative sulla sicurezza nei luoghi di lavoro applicabili in ciascun settore e al corretto adempimento degli obblighi di versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a favore dei lavoratori.

La natura degli investimenti

Per fruire del credito di imposta, gli investimenti devono essere effettuati nel periodo compreso tra l’01/01/2020 e il 31/12/2020; sono agevolati anche gli investimenti conclusi entro il 30/06/2021 purché siano rispettate due condizioni, ovvero che alla data del 31/12/2020 l’ordine risulti accettato dal venditore e che, alla medesima data, risultino pagati acconti in misura pari almeno al 20% del costo di acquisizione.

I beni oggetto di agevolazione possono essere classificati in tre gruppi, a ciascuno dei quali corrisponde una diversa misura del credito.

Il primo gruppo è quello dei beni finalizzati alla trasformazione tecnologica delle imprese e che sono inclusi nell’Allegato A della legge 232/2016 e che, fino allo scorso anno, fruivano dell’iper ammortamento. Per questi investimenti il credito di imposta spetta nella misura del 40% del costo, per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro, e nella misura del 20% del costo, per la quota di investimenti oltre i 2,5 milioni, e fino al limite massimo di costi complessivamente ammissibili pari a 10 milioni .

Il secondo gruppo è quello dei beni immateriali compresi nell’allegato B della Legge 232/2016 (software, ad esempio) e per i quali il credito di imposta spetta in misura pari al 15% del costo, nel limite dei costi ammissibili pari a 700mila euro.

L’ultimo gruppo è quello dei cosiddetti beni strumentali “generici”; si tratta dei beni che non rientrano in nessuno dei due precedenti gruppi e che, fino allo scorso anno, beneficiavano del super ammortamento. Per questi beni, il credito di imposta spetta in misura pari al 6% del costo nel limite massimo di costi ammissibili pari a 2 milioni di euro.

Esclusioni

Alcune categorie di beni, pur se strumentali, sono escluse dal beneficio.

Si tratta, in particolare:

  • dei veicoli indicati nell’articolo 164, comma 1, del Tuir (ovvero quelli per i quali è prevista una limitazione alla deducibilità del costo);
  • dei beni per i quali è previsto un coefficiente di ammortamento ai fini fiscali inferiore al 6,5%, dei fabbricati e delle costruzioni;
  • dei beni gratuitamente devolvibili delle imprese operanti in concessione e a tariffa nei settori dell’energia, dell’acqua, dei trasporti, delle infrastrutture, delle poste, delle telecomunicazioni, della raccolta e depurazione delle acque di scarico e della raccolta e smaltimento dei rifiuti.

Sono esclusi dal credito di imposta anche gli investimenti effettuati nel 2020 per i quali l’ordine era stato accettato dal venditore entro il 31/12/2019 e per i quali, entro la medesima data erano stati pagati acconti in misura pari almeno al 20%.

Per questi investimenti trovano infatti applicazione le previgente disciplina del super e dell’iper ammortamento.

L’utilizzo del credito

Il credito di imposta non è tassato, né ai fini del reddito, né ai fini Irap ed è utilizzabile esclusivamente in compensazione in 5 quote annuali di pari importo (ridotte a 3 per i beni immateriali), a decorrere dall’anno successivo a quello di entrata in funzione dei beni ovvero a decorrere dall’anno successivo a quello di interconnessione (per i beni che devono essere interconnessi).

Ad esempio, i produttori agricoli che operano in regime speciale potranno utilizzare il credito per versare l’Iva che risulta dall’applicazione delle percentuali di compensazione oppure per il pagamento dei contributi dei dipendenti.

La cumulabilità

Per la cumulabilità del credito d’imposta si deve fare attenzione se le altre agevolazioni siano a loro volta compatibili con questo credito di imposta.

Nel settore agricolo, infatti, accade spesso che le Regioni eroghino contributi per finanziare l’acquisto di macchinari o attrezzature; si pensi, ad esempio, al Piano di Sviluppo Rurale (Psr) oppure al Piano Operativo Regionale (Por). Talvolta, nel richiedere le agevolazioni è necessario dichiarare di non aver fruito di nessun altro tipo di beneficio. Pertanto, è possibile che il credito di imposta sia compatibile con un’altra agevolazione ma che quest’altra agevolazione non sia a sua volta compatibile con il credito di imposta (e quindi si deve effettuare una scelta).

Regole da incrociare

Tuttavia è difficile definire a priori una cumulabilità tra benefici ma occorre analizzare il singolo caso; le regole di ciascuna agevolazione dipendono, infatti, da bandi regionali e quindi possono variare. Alcune Regioni per la richiesta del Psr prevedono esplicitamente che il richiedente dichiari non aver percepito altre agevolazioni fiscali diverse dal programma di sviluppo rurale 2014/2020. È evidente che, in questi casi, è necessario scegliere solo uno dei due benefici.

Il nuovo credito di imposta appare invece compatibile con l’agevolazione “Sabatini”; infatti, tra le Faq pubblicate sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico, viene precisato che le regole di cumulo trovano applicazione solo qualora gli ulteriori contributi pubblici che insistono sulle medesime spese ammissibili alle agevolazioni “Nuova Sabatini” siano inquadrabili come aiuti di Stato e che non si applicano, invece, nel caso di misure fiscali di carattere generale che si applicano alla generalità delle imprese le quali non configurano aiuti di Stato. Il nuovo credito di imposta non è configurato come Aiuto di Stato e pertanto è possibile cumularli.

Accedi da qui per saperne di più

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Aperte candidature per Unicredit Start Lab 2020

Il programma di accelerazione di UniCredit supporta startup e PMI innovative

Al via le candidature per la settima edizione di UniCredit Start Lab che seleziona progetti ad alto contenuto tecnologico nei settori:

  • Life Science (Biotecnologie, Pharma, Medical Devices, Digital Health Care, Tecnologie Assistive)
  • Digital (Sistemi Cloud, Mobile Apps, B2B Services & Platform, Hardware, Fintech, IoT)
  • Clean Tech (Energie Rinnovabili, Efficienza energetica, Mobilità sostenibile, Waste Treatment)
  • Innovative Made in Italy (Agrifood, Fashion & Design, Nanotecnologie, Robotica, Meccanica, Turismo)
Le migliori proposte avranno a possibilità di effettuare incontri di business matching con imprenditori e investitori a fini commerciali o di investimento, alla Startup Academy (un percorso di training manageriale avanzato), ad attività di mentorship e ad un premio in denaro da 10.000 euro (per il 1°classificato di ognuno dei 4 settori).
Per partecipare occorre presentare una proposta entro il 20 aprile.
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Arsac: ripartono le attività sul miglioramento genetico della fragola

Riparte in Calabria il programma di miglioramento genetico su fragola grazie al rinnovato Accordo di collaborazione siglato nel 2019 tra A.R.S.A.C., Cooperativa Ortofrutticola Torrevecchia di Lamezia T. (CZ) e CREA–OFA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria Centro di Olivicoltura, frutticoltura e agrumicoltura) di Forlì. L’Accordo si prefigge di proseguire il programma di sviluppo avviato con un precedente ciclo progettuale che si è concluso con l’individuazione direttamente in territorio calabrese di alcune nuove selezioni attualmente in fase iniziale di diffusione commerciale. L’obiettivo finale del progetto, che mette insieme i Servizi di Sviluppo Regionali, un soggetto privato ed un organismo di ricerca, è di pervenire alla costituzione di nuove varietà di fragola pienamente adatte all’ambiente calabrese e più in generale alle aree a clima temperato, riducendo l’attuale dipendenza dall’esterno del “sistema fragola” calabrese nella scelta delle varietà da coltivare e quindi migliorare la competitività delle nostre produzioni sui mercati italiani ed esteri in virtù di una maggiore identificazione del prodotto. Nel 2019 nell’ambito del nuovo programma progettuale (della durata di 4 anni) l’Unità Operativa Fragola dell’ARSAC ha costituito nella Piana di Lamezia, presso l’azienda di un socio della Cooperativa Torrevecchia, un “campo semenzali” composto da circa 3.000 semenzali ottenuti da 34 nuove combinazioni di incrocio predisposte da CREA – OFA di Forlì.

L’attività di selezione si è conclusa a metà maggio con l’individuazione di 103 genotipi che sono stati trasferiti in Sila per essere moltiplicati nel vivaio del Centro Sperimentale -Dimostrativo dell’ARSAC di Camigliatello Silano (CS). Con le piante ottenute in vivaio è stato costituto, in ottobre, il campo di 1° livello 2019-2020 dove sul nuovo materiale genetico posto in parcelle proseguirà l’attività di selezione. Nel frattempo sono proseguite le azioni finalizzate alla valorizzazione ed alla diffusione delle nuove selezioni (contrassegnate con la sigla “LAM”) ottenute con il primo ciclo progettuale: LAM 18, LAM 68.4, LAM 22, LAM 85.17. Si tratta di nuovi genotipi che, superata la fase sperimentale preliminare e di collaudo finale in Calabria, hanno iniziato ad essere diffusi già nel 2018 e nel 2019 nelle aziende interessate in Calabria ed in altre Regioni del Sud Italia dove, valutate a confronto con le varietà convenzionali, sono stati in molti casi giudicati positivamente dai produttori e dai tecnici e quindi meritevoli di essere moltiplicati su scala più ampia.

Pertanto, come già accaduto nel 2018, anche nel 2019 si è deciso di affidare il nuovo materiale genetico ai Vivai COVIRO di Cervia (RA), che hanno manifestato interesse e costituito per il secondo anno consecutivo un vivaio in Spagna. Una piccola produzione vivaistica è stata realizzata anche dall’ARSAC nel vivaio del Centro Sperimentale Dimostrativo “Molarotta” di Camigliatello Silano (CS). La produzione complessiva di circa 185.000 piante è stata ritirata da aziende calabresi e da aziende di altre aree fragolicole del Sud Italia ed estere ed inserita nei nuovi impianti 2019-2020, realizzati a partire dal mese di ottobre.

Si ricorda che in Calabria la produzione della fragola è concentrata prevalentemente nella Piana di Lamezia, dove la coltivazione è attuata in coltura protetta su una superficie di circa 200 ettari (in tutta la Calabria la superficie è di circa 240 ettari). Le varietà adottate sono in ordine di importanza la varietà spagnola Sabrina seguita dalla californiana Camarosa e da altre due varietà spagnole Marisol e Melissa.

E’ da rilevare che nel 2019 per la selezione LAM 18 è stata avanzata un richiesta di autorizzazione alla brevettazione in Brasile da parte dell’Università Statale di Santa Catarina – UDESC (Universidade do Estado de Santa Caterina). LAM 18 dopo alcuni di anni di sperimentazione nelle aree fragolicole del Sud del Brasile si è contraddistinta per il suo comportamento costantemente positivo e innovativo per l’areale brasiliano ed il conseguente interesse da parte di ricercatori e produttori che ne prefigurano l’avvio di una diffusione commerciale. Le nuove selezioni contrassegnate con la sigla “LAM” vengono presentate di seguito in una scheda descrittiva.

LAM 18

Selezione a maturazione intermedia, con piante rustiche ad habitus assurgente che hanno elevato accestimento e notevole vigore. Oltre alla una buona produttività (circa 700 g/pianta nelle prove sperimentali ARSAC), l’interesse maggiore per questa selezione deriva dalla grande qualità dei frutti che sono di pezzatura medio-elevata, conico–allungati molto attraenti per la regolarità della forma ed il colore rosso intenso, uniforme anche in inverno. La consistenza della polpa è risultata tra le più elevate tra le varietà e selezioni studiate. La tenuta del frutto (consistenza e tonalità del colore) è buona anche in coincidenza delle alte temperature. Le qualità organolettiche dei frutti sono buone grazie ad un alto contenuto zuccherino ed un equilibrato rapporto acidi-zuccheri. Il contenuto in vitamina C è risultato piuttosto elevato. Il limite alla sua diffusione in Calabria è rappresentato dall’epoca non precoce di maturazione.

LAM 68.4

Pianta rustica e vigorosa. I punti forti di questa selezione sono la precocità di maturazione dei frutti che si abbina ad elevata produttività conseguita sia con piante fresche “cime radicate” che a “radice nuda” (intorno a 800 g/pianta nelle prove sperimentali ARSAC). I frutti hanno un calibro elevato che si riduce soltanto durante l’ultima parte del ciclo produttivo e sono conico regolari e rosso intenso uniforme. Il sapore è buono grazie ad un alto contenuto zuccherino ed un equilibrato rapporto acidi-zuccheri. I punti deboli riguardano la consistenza della polpa che cala in coincidenza delle elevate temperature pur mantenendosi su valori di sufficienza.

LAM 22

Selezione molto interessante per la precocità di maturazione, la buona produttività (circa 700 g/pianta nelle prove sperimentali ARSAC),conseguita con un flusso produttivo costante e per il colore brillante dei frutti. La pianta è rustica e mediamente vigorosa. I frutti, regolari e di grosso calibro, sono di colore rosso brillante piuttosto attraente, hanno una elevata consistenza della polpa ed un buon aroma e sapore.

LAM 85.17

Selezione a maturazione molto precoce con raccolte che, in alcune annate, hanno superato 400 g/pianta nel periodo gennaio – marzo. La pianta è molto vigorosa ed ha evidenziato, in questi anni, la produttività finale più elevata tra tutte le varietà e selezioni studiate nei campi sperimentali a Lamezia T. con produzioni di oltre 900 g/pianta. I frutti sono di forma conico-allungata molto regolare, hanno colore rosso intenso uniforme e consistenza elevata. L’elevata precocità e produttività determinano un calo di pezzatura dei frutti nella seconda parte del ciclo produttivo e una qualità organolettica non elevata ma accettabile, che rappresentano i punti deboli di questa selezione.

Fonte: ARSAC Ufficio Sperimentazione di Catanzaro, Ce.S.A: n. 5

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A Macfrut torna l’Innovation Square per le startup dell’ortofrutta

Un’area dedicata all’innovazione nella filiera ortofrutticola. Si chiama “Innovation Square” lo spazio dedicato alle startup nel settore ortofrutticolo ospitato all’interno della prossima edizione di Macfrut, la fiera internazionale dell’ortofrutta in programma alla Fiera di Rimini da martedì 5 a giovedì 7 maggio 2020. 
A coordinare l’area per il secondo anno consecutivo sarà CesenaLab, l’incubatore di progetti innovativi promosso dal Comune di Cesena e dall’Università di Bologna, in collaborazione con numerose associazioni del territorio.
 
L’area a Macfrut si presenta come un vero e proprio villaggio dell’innovazione pronto ad ospitare le proposte di una decina di imprese da tutta Italia unite dal comune denominatore della novità smart in ambito agrotec. L’opportunità è di quelle allettanti in quanto consente di disporre di uno spazio all’interno della fiera internazionale dell’ortofrutta a un prezzo agevolato con la possibilità di presentare la propria startup agli operatori del settore da tutto il mondo. Le domande per prendere parte allo spazio devono essere presentate entro la metà del mese di marzo direttamente a CesenaLab che farà una valutazione con relativa scrematura dei progetti. Ad oggi sono circa una cinquantina le startup che ne hanno già fatto richiesta sui vari ambiti dell’innovazione di settore, dalla produzione ai sistemi di vendita, sino alla logistica.
“Innovazione e internazionalizzazione da sempre sono i due cardini di Macfrut – aggiunge il presidente Renzo Piraccini – e quindi abbiamo trovato naturale offrire questa opportunità per favorire partecipazione e visibilità a tante realtà che presentano idee innovative. A differenza di quanto si immagini il sistema ortofrutticolo è tra i più dinamici del panorama agroindustriale. Ben venga questo spazio che insieme al Green house Technology Village, Acqua Campus ed altre aree dinamiche rappresenta un plus per questo appuntamento fieristico”.
 
Soddisfazione anche da parte di Dario Maio, presidente di CesenaLab: “ci fa molto piacere che Cesena Fiera abbia scelto anche quest’anno di affidare alle competenze e all’esperienza di CesenaLab il ruolo di selezionare i giovani progetti innovativi a cui assegnare gli spazi dell’Innovation Square. È una collaborazione alla quale teniamo e che ha dimostrato di portare valore a tutto il territorio”.
 
Per informazioni sullo spazio: info@cesenalab.it
 
Fonte: Ufficio stampa Macfrut
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Aperti i bandi PRIMA 2020: 71 milioni di euro per la ricerca agroalimentare

A seguito dell’approvazione da parte della Commissione Europea dell’Annual Work Plan 2020, sono ufficialmente aperti i bandi PRIMA 2020.

Dare un contributo al settore agroalimentare dal punto di vista della ricerca e dell’innovazione è l’obiettivo dei nuovi bandi da 71 milioni di euro pubblicati in questi giorni dalla fondazione Prima (Partnership on research and innovation in the mediterranean area).

Costituita dalla Commissione europea e da 19 Stati membri dell’area del Mediteranneo tra cui l’italia, la fondazione Prima nasce come partnership per sviluppare un’agenda strategica di ricerca e innovazione a lungo termine secondo tre aree tematiche: una gestione efficiente delle risorse idriche, un’agricoltura sostenibile e catene del valore agroalimentare come motore per la crescita. Annualmente, viene elaborato un piano di lavoro basato sul parere di un comitato scientifico consultivo che procede alla stesura di bandi e alla valutazione delle proposte in base alle norme Horizon 2020.

L’obiettivo dei bandi di quest’anno è individuare soluzioni per l’agricoltura dell’area mediterranea, fortemente influenzata da cambiamenti climatici, urbanizzazione e crescita della popolazione. In particolare, viene richiesto ai partecipanti di fornire soluzioni alla sfida dei cambiamenti climatici secondo tre diverse azioni: utilizzando sistemi agricoli basati sulla biodiversità o su genotipi che riducono lo stress da siccità, incentivando il risparmio idrico e migliorando l’uso del suolo e, infine, scegliendo soluzioni innovative che contribuiscano ad uno sviluppo sostenibile secondo gli standard europei.
 
Al bando, potranno partecipare almeno tre soggetti privati o pubblici (associazioni produttori, aziende agricole su cui attuare la sperimentazione) dotati di personalità giuridica e stabiliti ciascuno in diversi paesi partecipanti a Prima.
Di questi Paesi, almeno uno dev’essere stabilito in Croazia, Cipro, Francia, Italia, Germania, Grecia, Lussemburgo, Malta, Portogallo, Slovenia, Spagna; un altro in Algeria, Egitto, Giordania, Libano, Marocco, Tunisia, Turchia, Israele; infine il terzo Paese può trovarsi in qualunque degli stati aderenti al programma.
 
Per concorrere al bando, i partecipanti dovranno consegnare entro il 15 aprile 2020 una proposta preliminare sintetica di progetto, che sarà valutata da Prima.
Una volta superata la fase preliminare, entro il 16 settembre 2020 è richiesta la consegna del progetto completo per la valutazione finale. I risultati saranno resi noti a dicembre 2020.
Le scadenze per le presentazioni delle proposte progettuali sono nel mese di aprile. Maggiori informazioni sulle modalità di presentazione e sulle tempistiche per le candidature sono disponibili sul sito della Fondazione PRIMA http://prima-med.org/calls-for-proposals/

 

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Fosfiti: la ricerca del CREA per vino e ortofrutta bio

Al Biofach, la più importante fiera mondiale sul bio, i primi risultati del progetto Biofosf-Wine

I consumatori che scelgono il bio, si aspettano un prodotto sicuro e privo di residui. Per questo, sta crescendo sempre di più l’attenzione al tema dei fosfiti (sali dell’acido fosforico), residui talvolta inaspettatamente presenti nel vino e nell’ortofrutta biologici, pur essendo in realtà, ammessi solo in agricoltura convenzionale. Di questo si è discusso oggi, in occasione del Workshop internazionale del CREA, intitolato “Why phosphonic acid residues in organic wine? The Italian BIOFOSF-WINE project” (Perché residui dell’acido fosfonico nel vino biologico? Il progetto italiano BIOFOSF-WINE) nell’ambito del Biofach 2020 a Norimberga. Sono stati presentati due progetti specifici, coordinati dal CREA: il primo BIOFOSF, conclusosi nel 2018, il secondo, a cui tra l’altro è dedicato il workshop, focalizzato sul vino e ancora in corso.

I ricercatori del CREA hanno indagato prima di tutto le possibili cause di questa presenza indesiderata nei prodotti bio: dall’uso improprio di fosetyl e/o di fosfito di potassio/sodio per la difesa fitosanitaria, all’aggiunta non dichiarata di fosfiti o fosetyl-Al ai mezzi tecnici, alla naturale presenza di fosfiti nei concimi e negli ammendanti o, infine, alla loro produzione spontanea da parte delle colture arboree.

Nel progetto BIOFOSF, dedicato alle contaminazioni da fosfito delle colture orticole e frutticole, sono state realizzate prove sperimentali di campo su colture bio (patata, uva, rucola, pere, pomodoro e kiwi), applicando concimi organici, inorganici e prodotti per la protezione ammessi in biologico, valutandone la potenziale fonte nascosta di acido fosfonico. E’ stato, quindi, effettuato uno screening dei mezzi tecnici (fertilizzanti) ammessi in bio, per verificare l’assenza di acido fosfonico/etilfosfonico ed uno studio sulla degradazione dei prodotti a base di fosetyl.

È emerso che, nelle colture considerate, l’acido fosfonico non viene prodotto spontaneamente dalla pianta, ma si rileva esclusivamente in seguito ad applicazioni di fosetyl-derivati o sali di fosfito, che possono essere effettuate anche inconsapevolmente, tramite l’uso di mezzi tecnici ammessi in biologico, ma contaminati in fase produttiva o irregolari per aggiunte non dichiarate di fosfito o di fosetyl. Inoltre, a causa di diversi tempi di degradazione, è possibile riscontrare o entrambi gli acidi, etilfosfonico e fosfonico insieme, o, se trascorre più tempo, solo quest’ultimo, che degrada più lentamente. La rilevazione del solo acido fosfonico, pertanto, è di per sé sufficiente per indurre a verificare l’applicazione di sali di fosfito, non ammessi in biologico, e, quindi, di eventuali irregolarità.

La contaminazione da fosfonato – ha dichiarato Alessandra Trinchera, ricercatrice del CREA Agricoltura e Ambiente e coordinatrice di entrambi i progetti – è un problema molto sentito dai produttori biologici italiani, penalizzati per la contaminazione di alcuni loro prodotti, pur avendo seguito correttamente i disciplinari. BIOFOSF ha, di fatto, chiarito sia la dinamica di degradazione del fosetyl, un fitosanitario con ampi residui di acido fosfonico, sia la capacità delle specie frutticole di accumulare il fosfonato nelle loro parti legnose per rilasciarlo successivamente alle foglie ed ai frutti, impattando sui tempi di conversione degli arboreti in bio. Vista la presenza di fosfonato in prodotti a base di rame e di alghe, è, inoltre, necessario implementare adeguatamente il sistema di registrazione e di controllo qualità dei mezzi tecnici per la protezione e la fertilizzazione in biologico. I risultati presentati oggi al Biofach 2020 del progetto BIOFOSF-WINE hanno dimostrato come a volte i 3 anni di conversione in biologico non sono sufficienti a garantire la decontaminazione da fosfiti di un vigneto convenzionale. Nel vino, poi, giocano un ruolo determinante anche i coadiuvanti di fermentazione: abbiamo infatti verificato che il fosfato biammonico e alcuni lieviti possono contenere fosfito, elemento che sottolinea ulteriormente l’importanza di prevedere ulteriori restrizioni per i mezzi tecnici da utilizzare in biologico non solo in campo, ma anche in cantina”.

I due progetti di ricerca dedicati, ossia BIOFOSF “Strumenti per la risoluzione dell’emergenza fosfiti nei prodotti ortofrutticoli biologici” e BIOFOSF-WINE “Strumenti per la risoluzione dell’emergenza fosfiti in uve e vini biologici”, finanziati dal Mipaaf e coordinati dal Crea, con il suo centro Agricoltura e Ambiente, hanno entrambi operato seguendo un approccio ampiamente partecipato. Nel progetto BIOFOSF sono stati coinvolti altri centri CREA (Cerealicoltura e Colture Industriali e Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura), le associazioni del biologico (Federbio), produttori del comparto (BRIO, Apofruit, BioTropic) e la principale associazione italiana di produttori di fertilizzanti (Federchimica- Assofertilizzanti). Nel progetto BIOFOSF-WINE invece collaborano a vario titolo con il CREA – Agricoltura e Ambiente – la Fondazione E. Mach, Federbio, Alleanza Cooperative, l’Unione Italiana Vini, con l’importante supporto dei Laboratori Vassanelli.

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Ortomec: sistema integrato per taglio preciso della foglia

Un sistema elettronico a sensori, automatizza e rende più preciso il taglio e la raccolta della foglia

Prima assoluta a Fruit Logistica 2020 per la novità allo stand di Ortomec che permette di automatizzare, grazie a un sistema elettronico a sensori, il taglio e la raccolta della foglia, come per esempio spinacino o rucola.

“La misurazione del terreno che abbiamo utilizzato fino ad ora infatti -dice Nicola Gallo, titolare di Ortomec-, non consente di fare tagli precisi, con il nostro sistema invece l’altezza di taglio viene misurata in base all’altezza della foglia e la macchina si adatta in automatico senza intervento manuale dell’operatore”.

Un sistema di sensori per un’agricoltura 4.0

Alcuni sensori installati sulle macchine fanno numerose misurazioni al minuto e stabiliscono il giusto livello di taglio, questo permette di avere un prodotto che risponda al meglio ai disciplinari delle aziende di quarta gamma.

“Ci è stato richiesto direttamente dalle aziende -continua Gallo-, così abbiamo messo in test alcune macchine a fine dello scorso anno e ci sono già arrivati degli ordini. Una soddisfazione perché abbiamo lavorato diverso tempo per mettere a punto questo sistema. Nella nostra sede ho assunto degli ingegneri che hanno affinato il sistema rendendolo affidabile, ora è in produzione e si può installare su tutte le macchine a scoppio o elettriche della nostra azienda”.

Fonte: Ortomec

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Tomra Compac: novità macchine per la selezione della frutta

Tre grosse novità sulle macchine Compac che permettono di migliorare la lavorazione della frutta e rispondere al meglio alle esigenze di tipo qualitativo e di sicurezza alimentare.

Sono diverse le novità che Tomra – Compac ha presentato a Fruit Logistica 2020 in fatto di macchine alimentari e selezionatrici di frutta. Ne abbiamo parlato con Roberto Ricci, regional director Emena di Compac, che ci ha illustrato le tre novità dell’azienda presenti allo stand di Berlino.

Materiali per garantire una totale sicurezza alimentare

Si parte dall’innovazione dei materiali e progettazione degli elementi nella piattaforma di selezione di nuova generazione, costruita sulla base del Multi Lane Sorter, che introduce una serie di migliorie che garantiscono una maggiore igiene e sicurezza alimentare.

Compac ha massimizzato l’equilibrio tra delicatezza della manipolazione, produttività e igiene. Ovunque la frutta entri in contatto con il selezionatore, i componenti della macchina sono realizzati in plastica stampata a iniezione o in acciaio inossidabile per alimenti.

UltraView rileva difetti difficili da individuare

Si passa poi al modulo di ispezione UltraView, installato a fine linea nella piattaforma Spectrim, con cui si migliora in maniera significativa la rilevazione dei difetti difficili da individuare perché posizionati a livello dell’inserzione del gambo o all’apice di frutti, “Lo abbiamo già introdotto negli Stati Uniti per le mele, ma permette finalmente l’ispezione anche frutti di forma allungata come kiwi o limoni“, precisa Ricci. La sua introduzione inoltre, è un passo avanti in direzione di una linea di confezionamento totalmente automatizzata.

Sorting delle ciliegie a nuovi livelli con Invision2

Ciliegie e frutta piccola hanno invece a disposizione le migliorie apportate su Invision2, l’evoluzione della piattaforma per la selezione di ciliegie già adottata da Apofruit. Si tratta di innovazione nel software e nei sensori che aumentano a livelli mai raggiunti la calibratura delle ciliegie con risultati che si avvicinano al 100%.

Le altre novità allo stand di Tomra

Sempre a Berlino, nello stand ,interessante la presenza di Tomra 5B, adatta per patate, frutta e prodotti freschi tagliati, con nuove funzionalità che offrono maggiore precisione, aumentando la resa e la redditività.

Sguardo alla tecnologia di Intelligenza Artificiale invece per il software LUCAi di BBC Technologies, ideato per la selezione di mirtilli, è in grado di informa la macchina su come classificare ogni singolo pezzo di frutta elaborando fino a 2.400 singole immagini di frutta al secondo e permettendo la classificazione della frutta anche in base ai piccoli difetti come disidratazione, ammaccature e antracnosi precoce.

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